lunedì 3 maggio 2010

Un nuovo (e diverso) '68?
Giovedì scorso, 8 gennaio 2009, è andato in scena a Sondrio, presso la consueta sala Don Bosco, lo spettacolo teatrale-musicale dal titolo “Formidabili quegli anni”, facente parte della rassegna Sondrio Teatro 2008/2009.
Il tema trattato è stato quello degli anni bollenti del '68, italiano e non solo. Davanti ad una sala davvero gremita, l'abile attore Giulio Casale, accompagnato alla tastiera dal bravo Carlo Cialdo Capelli, ha infatti portato sulla scena i testi di Mario Capanna e narrato le prime rivendicazioni degli studenti della Cattolica di Milano, ai tempi unica università di stampo religioso in Italia: un sistema di votazioni più omogeneo e giusto, maggior diritto di parola e di rappresentanza all'interno dell'Università, abbassamento delle tasse universitarie, totale rivoluzione della didattica, cercando di abbandonare quell'impronta di nozionismo esasperato. Con un taglio sempre didascalico, per così dire da cronista, Casale si è poi soffermato sui crescenti scontri fra studenti delle università milanesi (anche Statale e Politecnico avevano unito le loro voci agli studenti della cattolica) e italiane e le forze armate della polizia, scontri che divennero sempre più aspri e trasformarono Milano in un insieme di viuzze di guerriglia.
Anche gli operai e i sindacati fecero sentire presto le loro voci e si unirono alla protesta che, ormai, divampava su scala mondiale: si voleva ottenere una democrazia vera, maggior diritto di parola e di pensiero, maggior rispetto dei diritti umani.
Alla fine dello spettacolo, il pubblico si è trovato diviso: chi sosteneva che l'attore fosse troppo giovane per interpretare i movimenti rivoluzionari del '68 e fosse un po' troppo drammatico, dal momento che sottolineava ogni minima parola e ogni nota musicale di sottofondo con ampi movimenti del corpo, forse effettivamente con troppa enfasi. Un teatro molto costruito e purtroppo poco spontaneo (ma in fin dei conti come dovrebbe essere un teatro che tratta di un argomento storico?). L'altra parte del pubblico ha trovato invece molto interessante la parte finale, in cui Giulio Casale ha intonato con la sua chitarra delle canzoni. Dal canto mio, devo dire che sono rimasta sinceramente ammaliata dall'ultima canzone, di cui, purtroppo, ne ricordo solo qualche frase spezzettata. “Il mondo è una scuola materna... e noi siamo dei deficienti...”. Con questo testo abbastanza provocatorio, si voleva sottolineare come, in fin dei conti, anche oggi alcuni dei caratteri che dovrebbero essere alla base di un mondo libero e civile (ad esempio una democrazia vera e ben funzionante, delle istituzioni credibili, una politica non corrotta e rappresentativa degli ideali democratici e delle diverse opinioni del popolo stesso, una maggior difesa dei diritti umani, una maggior cooperazione fra i diversi Stati in vista di una convivenza pacifica) siano purtroppo ben lungi dall'essere conquistati e vissuti quotidianamente. Non vi è forse bisogno di un nuovo '68, diverso ovviamente dal primo, per il mutato contesto storico-sociale, per esigenze e, in parte, per i contenuti delle richieste? Non dobbiamo illuderci di vivere in una favola. Dobbiamo invece constatare come, ogni giorno di più la nostra parola fatichi a trovare spazio per esprimere le nostre opinioni. Constatare come i nostri pensieri siano fagocitati da mass media imparziali e corrotti, che purtroppo ottengono alti ascolti in quanto hanno fagocitato anche la concorrenza. Constatare come la politica sia per la maggior parte un'insieme di insulsi e assurdi privilegi, di cui i beneficiari sono per lo più uomini incolti (e poco interessati alle sorti del paese) che, invece di prestarsi ad una collaborazione fruttifera, preferiscono battersi l'uno contro l'altro e varare riforme su riforme, dando nuovi assetti a vari settori del nostro paese, i quali alla prossima legislatura verranno repentinamente rivoluzionati di nuovo seguendo le linee di un diverso programma.
La gente ha bisogno di battersi di nuovo per degli ideali di giustizia, anche se talvolta sembrano solo irraggiungibili utopie.
Dal canto mio, in quanto studentessa universitaria, ho appreso che oggi, venerdì 9 gennaio, è stato approvato dalla Camera il decreto legge riguardante la riforma dell'università con 281 voti a favore, 196 contrari e 28 astenuti. Ricordo lo scalpore che la proposta Gelmini riguardante la riforma del sistema scolastico ed universitario aveva suscitato, quest'autunno, fra studenti di ogni età, insegnanti, professori universitari e rettori. Erano state organizzate assemblee e cortei, alcune occupazioni degli spazi universitari in quel di Roma, lezioni in piazza, rinvio della cerimonia d'inizio anno accademico, il tutto per protestare contro questa idea di una sostanziale e assai favorita privatizzazione indotta delle università italiane e contro i cambiamenti previsti per la didattica e i dottorati. Ci sarebbe davvero bisogno di una maggior convinzione, di battersi in modo giusto e civile per cercare di cambiare l'università, ma in un modo inverso, più corrispondente alle nostre esigenze, agli interessi di noi giovani studenti (e non a quelli di altri). Ognuno dovrebbe avere la possibilità di continuare i propri studi in un'università pubblica, di concentrarsi sulle materie che più lo attraggono e di portare avanti i propri studi forse in maniera più autonoma, avendo maggior possibilità di scegliere gli esami che ritiene più opportuni.
Spero vivamente che tutto questo non rimanga solo un sogno mai vissuto. Spero che la gente capisca il valore di una scuola e di un'università pubblica e spero che tutti si adoperino affinché venga migliorata la qualità di questi luoghi di studio e di formazione.

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